10-01-2023

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Medicina

L’importanza della visita oculistica nella diagnosi, nella gestione e nel follow up delle malattie sistemiche

Francesco Rubino


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Quando si pensa ad una visita oculistica si pensa ad una serie di indagini, più o meno fastidiose, volte ad identificare i difetti di vista e curare le relative malattie degli occhi.
Tutto vero ma non molti sanno che gli occhi, proprio per le loro caratteristiche, possono essere considerati come un “quadro strumenti” dove i vari display (palpebre, ciglia, cornea, iride, retina, cristallino, ecc.), con l’interpretazione di segni e sintomi, possono dare un contributo fondamentale alla diagnosi ed al trattamento di molte delle patologie d’organo o sistemiche più diffuse
 
Ad esempio, l’esplorazione diagnostica dei vasi e capillari del fondo dell’occhio, previa istillazione di colliri midriatici, è una metodica unica per ottenere una visione diretta delle condizioni dell’apparato vascolare e delle sue eventuali alterazioni patologiche.
 
L’esame del fondo oculare è un esame semplice e immediato, che non deve essere mai sottovalutato nel percorso diagnostico di una determinata patologia.
Infatti le caratteristiche anatomiche dei capillari della retina e dei tessuti circostanti sono in quel preciso momento, per deduzione, comparabili a quelle che troveremmo in altri distretti anatomici come il cuore, il cervello, il rene, ecc.; solo che, per questi ultimi, dovremmo utilizzare indagini più invasive e con l’utilizzo di mezzi di contrasto.
 
Il diabete mellito di tipo 2 è una patologia metabolica estremamente diffusa nella popolazione occidentale ed è legata, oltre che alla genetica, anche agli stili di vita tipici delle società più evolute, come la sedentarietà, l’obesità, l’alimentazione scorretta.
Le conseguenze evolute della microangiopatia diabetica sono catastrofiche per i vari organi che progressivamente ne sono affetti e lo sono ancor più per gli occhi, dove una diagnosi ed un trattamento precoci possono evitare il percorso inesorabile verso danni irreversibili all’apparato visivo.
 
L’ipertensione arteriosa essenziale viene molto spesso diagnosticata proprio nel corso di una visita oculistica.
Con l’esame del fondo oculare si possono identificare precocemente delle alterazioni morfologiche sulla retina e sui capillari retinici, le quali ci consentono di studiare il grado di evoluzione della retinopatia ipertensiva dalla prima diagnosi alla sua evoluzione in rapporto all’efficacia della terapia farmacologica.
 
Anche le malattie endocrine possono coinvolgere in vari modi gli occhi e l’apparato visivo; molto spesso, infatti, i primi sintomi del paziente con problemi endocrini vengono riferiti all’oculista.
Un edema delle palpebre oppure una protrusione progressiva del bulbo oculare verso l’esterno, associati ad altri sintomi, possono essere segni di ipo- o iper-tiroidismo.
Una secchezza oculare con conseguenti disturbi sulla superficie oculare può essere il segno di una ipolacrimia correlata ai disturbi ormonali da menopausa.

In tutti i casi trattamenti mirati, a volte anche molto semplici, possono contribuire alla risoluzione del problema.
Meno frequenti ma non rarissimi sono, inoltre, i tumori endocrini dell’ipofisi, dove le lesioni da compressione sulle vie ottiche comportano dei tipici deficit del campo visivo bilaterale.
 
Le malattie reumatiche come il lupus e l’artrite reumatoide spesso si associano ad infiammazioni interne dell’occhio anche gravi, come le uveiti e le iridocicliti.
Altre volte sono, invece, associate a secchezza oculare anche severa, limitata alla superficie dell’occhio, oppure polidistrettuale (sindrome di Sjogren), coinvolgente altre mucose come quella vaginale o della bocca.
 
Le patologie croniche dell’apparato gastrointestinale e le intolleranze alimentari non diagnosticate sono, molto spesso, la causa di disturbi cronici che coinvolgono le palpebre e la superficie oculare.
L’incapacità di correlare due distretti apparentemente così distanti tra loro fa sì che molto spesso le spine irritative, non inquadrate nosologicamente, vengano tollerate come un disturbo inevitabile con il quale il paziente è costretto a convivere.

La blefarite cronica è un'infiammazione all’origine non infettiva ma che può diventare, se non curata, un pabulum ideale per batteri, funghi e acari, che innescano irritazioni polimorfe complesse altamente disturbanti come l’edema palpebrale, le secrezioni anomale, il bruciore oculare, la fotofobia, il senso persistente di corpo estraneo, le lacrimazioni e i pruriti talora anche molto intensi.
Nella disfunzione delle ghiandole sebacee di Meibomio, che si trovano nello spessore palpebrale, la composizione del film lipidico delle lacrime è alterata. 
Il sebo in eccesso, a contatto con il sale delle lacrime, tende a saponificarsi e ad occludere il dotto escretore delle ghiandole, provocando calaziosi, orzaioli e tutto quel corteo di sintomi tipico di queste patologie. 
Molti pazienti con blefarite seborroica sono affetti anche da patologie dermatologiche come la rosacea, la dermatite seborroica del volto e del cuoio capelluto e l’acne. Anche qui, spesso, la prima consapevolezza del problema si ha proprio nell’ambulatorio dell’oculista.
In questi casi il trattamento locale (schiume a base di disinfettanti e di tea tree oil, unguenti oftalmici, colliri lubrificanti) impostato dall’oculista dovrà essere in sintonia con i prescritti trattamenti dermatologici, con un occhio sempre attento anche all’alimentazione e alla funzionalità dell’apparato gastrointestinale.
 
 
Dott. Francesco Rubino
Medico - Chirurgo
Specialista in Clinica Oculistica e Chirurgia Oculare
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